Quintarius bistrot

VALUTAZIONE

PREGI
Una grande cucina classico contemporanea.
Tecnica e preparazioni francesi di grande qualità.
DIFETTI
Ubicazione in pieno centro pedonale.
Carta dei vini scarna e poco affine alla cucina.

L’ambizione di un progetto a molte facce

In un bellissimo locale costruito su fondamenta di resti romani si esprime una offerta polifunzionale che vede al centro il bistrot, al piano superiore, mentre, al piano interrato, sono presenti quattro tavoli per il fine-dining. Un progetto ambizioso per Aosta, che vuole riportare la città ai grandi fasti culinari del passato. Eppure, ancora, così embrionale da legittimare l’assenza di valutazione: perché Quintarius è ancora in divenire nello sviluppo della sua forma e della sua sostanza. Ed è proprio dell’ultima ora la notizia che la squadra ha lasciato Quintarius per divergenze con la proprietà.

Peccato perchè se il buongiorno si vede dal mattino ciò che ci hanno regalato Marco Viganò, Alessandro Esposito e Jessica Gussoni fa davvero tremare i polsi e gli stomaci di tutti noi appassionati gourmet. Non ci dilunghiamo sui trascorsi del trio, anche se tutti e tre sono accomunati da una grande esperienza e presenza lavorativa nelle principali e più blasonate tavole d’Oltralpe. Addirittura Viganò ha detenuto e diretto un ristorante stellato Michelin in quel di Roanne, il che non è poco. Ma la loro mai celata passione per le preparazioni classiche della cucina francese, che attraversa salse, fondi, tourte, terrine, cotture en veisse e una incredibile padronanza e passione per sfoglie, involucri, creme, concentrazioni vi donerà un godimento davvero unico nel panorama italico.

Le influenze delle esperienze francesi, tra Christophe Pelè e Giuliano Sperandio e Giovanni Passerini, da Marc Veyrat a Silvio Salmoiraghi, sono coniugate e armonizzate dalla guida del maestro Viganò, fautore di questo trittico d’attacco formidabile, palese e concretizzato in una cucina che potremmo definire fuori dal tempo, di stampo contemporaneo-classico, eseguita con materia prima d’eccellenza e sapiente uso delle mani e delle tecniche culinarie.

Le foto di questo prezioso pranzo sono qui a testimoniare quanto un Abalone glassato con il fondo dell’animella d’agnello e con il suo ragoût dialoghi con l’Insalata di fragole in carpione ed alghe. Come quel Risotto non convenzionale, mantecato al burro d’aglio orsino e impreziosito da un fine ragoût, anche qui, di chiocciole inneggi alla contaminazione franco-italiana. Come uno splendido Astice risulti raffinatamente impreziosito da una bernese alle erbe e da un rognone poché, dalla cottura millimetrica. E potremmo continuare all’infinito, lungo un percorso che ha espresso una cucina identitaria, formidabilmente eseguita, golosa ma al contempo raffinata. Un esperimento franco-italico davvero riuscito, che ci ha fatto divertire non poco.

Le ambizioni erano elevate, peccato per questa istantanea già subito sbiadita, per tutti gli appassionati che avrebbero fatto il viaggio per provare questa interessante cucina.

La galleria fotografica:

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Alberto Cauzzi

Imprenditore della New Economy con il pallino dell’enogastronomia, gira il mondo a caccia del miglior ristorante di alta cucina, non ancora trovato. Al vino è approdato apparentemente per caso, provenendo da una famiglia di astemi. Scoprì in seguito che un suo bis-nonno era un ottimo produttore di vino, nebbiolo in Valsesia, ed anche un discreto consumatore. E' stato il vice direttore della guida ristorante de L'Espresso per gli anni 2023 e 2024. E’ stato l’ideatore ed è il presidente del progetto Passione Gourmet. Le sue passioni: l’avanguardia misurata in cucina e i grandi vini di Borgogna.

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VALUTAZIONE

PREGI
Una grande cucina classico contemporanea.
Tecnica e preparazioni francesi di grande qualità.
DIFETTI
Ubicazione in pieno centro pedonale.
Carta dei vini scarna e poco affine alla cucina.

INFORMAZIONI

PREZZI

Alla carta sui 100 euro

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