RosaMati di Fattoria le Pupille

IL NOSTRO GIUDIZIO

RosaMati 2021 Fattoria le Pupille

Rosato
90

Bandol Rosé 2021 Domaine Tempier

Rosato
93

Clos Mireille 2021 Domaine Ott

Rosato
91

Sì 2021 Duemani

Rosato
92

Di rosé e d’altre – belle – storie di Maremma

Tempo fa avevo assaggiato il loro PIEMME, vino che ho ritrovato in forma smagliante nella – ecumenicamente bella, a queste latitudini – annata 2019. Ma che Fattoria Le Pupille sia un’azienda contemporanea, e lo è nel vero senso della parola, lo si evince non solo dalla vivacità con cui, ogni anno, Elisabetta Geppetti e la sua squadra definiscono il proprio stile, ma anche dalla smania con cui decide di misurarlo, e misurarsi, coi grandi della stessa categoria, come accaduto recentemente per il suo rosato, RosaMati.

È accaduto così che, nel corso di una giornata di mezza estate, ospiti di un hotel che è stato il ritiro mediterraneo per antonomasia, Il Pellicano, col cambio di habillage RosaMati 2021 abbia dichiarato al mondo tanto i suoi prodromi quanto le sue velleità.

Quanto alla sostanza, si sappia che è stato deciso di dedicargli un vigneto ad hoc, che del syrah di cui è composto e della parcella, di appena 2,5 ettari posta sotto Magliano, in località La Carla, a 150 metri s.l.m., fosse l’esatta lettura. Cosa, questa, che si evince presto sin dal primo olfatto, con le sue note ematiche e selvatiche, ingentilite da acuti di pompelmo rosa, lamponi, fiori di campo e pepe nero, e una densità, una cremosità al palato che la freschezza sapida presto stempera, e la struttura allunga e scolpisce.

Una materia, insomma, che rimanda alla Provenza non dei rosé da piscina quanto, piuttosto, a quella, molto più ambiziosa, di Bandol, da cui non a caso arriva Domaine Tempier col suo Rosé 2021, che dei vini degustati è quello che maggiormente gli somiglia considerata l’abilità di combinare assieme leggerezza e profondità, slancio e persistenza, in un contesto fiorito di lavanda e fruttato pesca bianca. Note che condivide pure col sorprendente Clos Mireille 2021 di Domaine Ott che al netto della denominazione – Côtes de Provence – che impone spesso vini edulcorati, ingentiliti fino all’evanescenza, si manifesta invece con una grinta al palato tale da sovrastare quasi tutti i propri compagni di viaggio.

Dei tanti vini degustati – tra cui il celebre Garrus 2020 di Château d’Esclans cui il nostro non somiglia per niente e ciò va, credetemi, tutto a suo favore – RosaMati s’è misurato pure con qualche vicino di casa e ha instaurato un edificante dialogo soprattutto con l’accesa arditezza di Sì 2021 di Duemani: un vino enorme per complessità e struttura e, di conseguenza, per velleità. È, del resto, in questi confronti, nell’umiltà che esigono, che risiede non solo il valore di un’azienda come quella di Elisabetta Geppetti e famiglia (ad accompagnarla oggi il figlio, il brillante Ettore), ma anche il segreto della perenne attualità di alcuni vini mai adagiati sugli allori ma sempre vivi, sempre tesi verso la migliore versione di sé stessi.

Una visione che ritroviamo appieno sopratutto nel Poggio Valente, che dell’azienda è forse il più rappresentativo tra i vini. Grande, poi, in questa 2019, si concede il lusso, e il rischio, di un accenno di volatile che presto svapora, e subito porta al naso note tonde di more e mirtilli e pungenti di visciole, mentre al palato una freschezza piccante e mentolata penetra le papille di sale e di un’acidità viva, virgulta e polputa, e intensamente maremmana.

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Leila Salimbeni

In famiglia si ritiene che abbia ereditato il palato del nonno Adorno, col quale ha imparato ad amare il vino e a fare colazione con pane, burro e pasta d'acciughe. Perfino le sue prime parole furono parole di gusto: precisamente, il rifiuto di mangiare i biscotti inzuppati nel latte, di cui detestava la consistenza. Una presa di posizione sul mondo, commestibile e non, che dopo una laurea in linguistica la porta a Bologna dove, con una tesi specialistica, decide di applicare la Semiotica Strutturalista alla cucina di Massimo Bottura. Correva l'anno 2010: da allora, non ha mai smesso di scriverne.

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