Pollen Street Social

VALUTAZIONE

PREGI
DIFETTI

Camminando tra la folla impazzita di Oxford Street in un lunedì di Bank Holiday (le festività nazionali inglesi istituite da Sir John Lubbock per consentire originariamente ai bancari di assistere alle partite di cricket) è davvero difficile immaginare che, allontanandosi di pochi metri, ci si possa trovare in un’oasi per gourmet come il Pollen Street Social.
Un locale curatissimo e molto alla moda, con tavoli ben distanziati che smentiscono l’attesa di trovarsi in un “contemporary bistrot” come avevamo letto sul sito.
Locale che è il capostipite di una piccola galassia fatta di altri due ristoranti londinesi e di tre “fratellini” asiatici creata da Jason Atherton, navigato chef già al fianco di Pierre Koffmann, Nico Ladenis, Marco Pierre White e, a lungo, di Gordon Ramsay per il quale ha terminato la sua carriera al comando del Maze.
Tutto trasuda esperienza e professionalità, in cucina come in sala, in cui operano altri vecchi (per modo di dire) marpioni come il General Manager Michael West, anch’egli di provenienza “ramsayana”.
Belli gli arredi (anche comode le sedie di Hans Wegner), servizio persino pletorico per numero di addetti e cura del cliente (col piccolo neo della lunga attesa del conto finale e la chicca del “servizio del tappo” su contenitore dedicato), menù e carta dei vini pensati e prezzati per attrarre qualsiasi tipo di clientela. Non a caso è un successo, nonostante la forte concorrenza.
Pescando tra le proposte del giorno (3 portate a 29,5 sterline, un affare) o scegliendo il menù degustazione (da 8 portate a 79 pound), non potrete rimanere delusi: si tratta di cucina solidissima, molto elegante nelle presentazioni, attualissima nelle combinazioni di ingredienti.
A rappresentarla in maniera perfetta uno dei main courses scelti: la pancia di maiale del Wiltshire, con la sua guancia speziata, patate fondenti, mela arrostita e black pudding. Non un difetto nelle cotture, ottima materia prima, bellissima presentazione. Un ottimo piatto che non può non piacere.
Se dobbiamo trovare un limite a questo tipo di proposta è la mancanza di originalità, di qualche guizzo fuori dal seminato che faccia pensare che Atherton ogni tanto decida di “rischiare” qualche piatto per andare oltre. Da uno chef che, come dice nel suo sito, è stato il primo britannico a fare uno stage al Bulli, ricavandone ispirazione per la sua ricerca, è lecito che un gourmet si attenda qualche sorpresa in più, ma il suo successo d’imprenditore spiega che forse ha ragione lui.
Ad accompagnare il pranzo, dalla carta dei vini ricca di ottime proposte anche alla mescita, abbiamo scelto con convinzione, per onestissime 40 sterline circa, il Saumur 2011 di Guibertau, che le vale tutte.
Una tappa da consigliare soprattutto a chi si avvicina all’alta cucina e voglia continuare nel percorso senza esagerare nell’investimento.

Gli amuse-bouche.

Pane, in una delle tre possibili declinazioni, tutte ben riuscite.

Terrina di testina di maiale e foie gras con uva spina e puré allo chardonnay.

Vellutata fredda di piselli con sorbetto ai piselli, panna acidulata e gamberi. Non originalissimo, ma davvero un piatto di alta scuola, con il giusto ruolo di primo attore lasciato al gambero di ottima qualità.

Uovo cotto a bassa temperatura, funghi su toast e pelle di pollo croccante. Bellissimo, ma una sensazione di già visto e provato è inevitabile.

Merluzzo arrostito con piselli, cipolle caramellate, zuppa di vongole e prezzemolo. La cottura del pesce si vede già in foto e l’accompagnamento è davvero incisivo.

Guanciola di manzo brasata, midollo croccante, baby vegetali. Golosissimo.

Il maiale.

Sorbetto al limone e verbena, meringa al bergamotto e gelatina all’olio d’oliva. Interessante e molto leggero.

Parfait di cagliata di capra, albicocca, mandorle candite, timo e basilico. Un abbinamento classico (mandorla e albicocca) ravvivato dalla gentile acidità del parfait e dai contrappunti aromatici delle erbe. Molto buono.

Come presentare un tappo facendo bella figura.

Visited 4 times, 1 visit(s) today
Picture of Roberto Bellomo

Roberto Bellomo

Ingegnere, con la coerenza che gli è propria si occupa da una vita di risorse umane. La cucina è una delle sue poche passioni durature e l'alibi per viaggiare il più spesso possibile. Ama la Francia, dove ha vissuto per un po' e pensa che invecchierà , i paesi baschi e, soprattutto, la Scandinavia.

1 Comments

  1. lorenzo amodio ha detto:

    Ho anch’io provato il Pollen Street Social ad Agosto di quest’anno e sono rimasto colpito positivamente da due cose: l’ottimo servizio della brigata di sala da ristorante ben più “blasonato” e la grande qualità delle materie prime. Ad esempio l’uovo cotto a bassa temperatura è stato scelto direttamente da Atherton dalla Sicilia per il suo gusto e fatto cuocere per diverse ore. Anche la qualità delle carni è eccezionale (vedi la guancia di manzo).
    E’ vero, manca originalità e sperimentazione. Ogni piatto sembra di averlo già provato in qualche altro posto o che in qualche altra parte qualcuno farà lo stesso piatto. Manca il saltino in alto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

VALUTAZIONE

PREGI
DIFETTI

INFORMAZIONI

PREZZI

RECENSIONI CORRELATE

🚫 Nessun ristorante correlato trovato.

COSA DICEVAMO

Nessuna visita precedente trovata.

RECENSIONI CORRELATE

Borgia

Trattorie Visualizzazioni:4

Da Amerigo

La Trattoria da Amerigo è una classica realtà di campagna vecchia maniera, un posto dove poter...

Recensioni Ristoranti Italia Visualizzazioni:3

Borgia

Il talento di un duo ambizioso Fare ristorazione gourmet di qualità è diventata un’impresa....

Wine Notes Visualizzazioni:3

Chianti Collection 2025

La sostenibilità ambientale Nella settimana delle Anteprime Toscana Chianti Collection 2025 è il...

Close