1905

VALUTAZIONE

Cucina Moderna

16/20

PREGI
Valorizzazione territoriale dei prodotti efficace e sapiente.
Sala premurosa e precisa.
DIFETTI
Il ristorante inserito nella cornice piuttosto anacronistica dell’hotel.
Il capitolo pasticceria seppur corretto può osare maggiormente.

Una nuova pagina friulana

Nella saggezza popolare friulana vi è un detto “Dal lavôr si cognos il mestri” ossia dall’opera si riconosce un maestro. Detto ciò, almeno nel nostro campo, tra scouting e assaggi costanti, facili sono i consigli, i passaparola ma anche i luoghi che spesso già di per sé affascinanti sono anche scrigno di talenti del gusto. Nella cronaca di oggi non sono verdi vallate, o romantici golfi, né, tantomeno, skyline urbane a fare da scenario al racconto. Bensì siamo alle porte di Udine, per la precisione nella piccola Tricesimo che nella sua zona periferica accoglie da quasi un secolo l’Hotel Là di Moret. Un’insegna sì storica, ma che nel susseguirsi di decadi, stili e proprietà è finita per presentarsi come un mosaico (si badi bene non come quelli della vicina Aquileia) in cui si alternano caoticamente led, colonne, fontane e perline in legno raccontando atmosfere da boom industriale locale. Tuttavia nel caos, ecco la scoperta, l’angolo gastronomico dell’hotel: il 1905 guidato dallo Chef Stefano Basello. Un cuoco di grande esperienza, perfettamente delineato in un profilo friulano quasi da manuale: parlare poco, ragionare e lavorare molto.

Biodiversità culinaria

La cucina del 1905 con i suoi otto tavoli viaggia a un livello superiore allineandosi in gran stile con gli altri interpreti friulani, pionieri gastronomici di una regione cosi stratificata nel suo melting pot storico e così diversificata nella sua biodiversità culinaria. Basello non vanta esperienze in giro per il mondo, ma conosce palmo a palmo produttori e artigiani della sua terra; la cosa che maggiormente colpisce, tuttavia, è come tragga spunto e proficuo dialogo dai ragazzi della sua brigata, provenienti da tante regioni italiane. Il risultato che ne scaturisce è brillante, tanto per valorizzazione dell’ingrediente quanto per cifra creativa applicata, calcolandone minuziosamente i margini di rischio associabili ai vari piatti. Il maestro lo si riconosce nell’opera, non solo a tavola ma anche con lo spazio creativo lasciato ai suoi giovani colleghi nel mettere in pratica spunti e idee. La tipica merenda friulana, a base di uova e vino del contadino è incanalata nel ricco tuorlo d’uovo appena toccato dal bollore dell’acqua su cui si inserisce la panna acida di acciughe e aceto all’anice, erbe di stagione e una kombucha al succo d’uva non in abbinamento, ma in funzionamento quasi organico al piatto nella sua completezza. Di fatto, la parte fermentata della bevanda nella sua dolce acidità sostiene il tuorlo rivelando fin quasi note di stagionatura che donano al piatto un alto grado di soddisfazione palatale. I Ravioli di cervo in salmì, salsa alle more, olio al ginepro e mostarda di pere dipingono lo scenario boschivo della vicina Carnia, dove la ricchezza aromatica della carne viaggia tra punte speziate e dolci tra more e mostarda. Basello osa anche in Lingua, midollo, ricci di mare dove la lingua marinata nel vermouth (a freddo per non alterare la complessità aromatica di quest’ultimo) gioca sui diversi livelli lipidici sia di mare che di terra. Unica osservazione sulla proporzione tra lingua e ricci/midollo, dove uno spessore maggiore avrebbe aiutato a differenziare la texture della stessa, piastrata in superfice e fondente al morso.

Il 1905 con Basello e i suoi ragazzi crea, scopre, facendo conoscere queste terre attraverso i suoi – più che percorsi li chiameremmo – sentieri di degustazione. L’ambizioso lavoro di ricerca è già in atto da qualche anno e, ben volentieri, constatiamo la potenza silenziosa di tale realtà, curiosi di vederne l’evoluzione futura.

IL PIATTO MIGLIORE: Ravioli di cervo in salmì, salsa alle more, olio al ginepro e mostarda di pere.

La Galleria Fotografica:

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Giacomo Bullo

Prima come cuoco, annoverando esperienze nel campo gastronomico fino al foraging nostrano, oggi come narratore amante del buon cibo in tutte le sue forme ed espressioni. E’ convinto sostenitore dell’esistenza, in qualche dizionario sconosciuto, della gastrofilia: nei suoi racconti, il tentativo di definirla. Let’s do it!

1 Comments

  1. Genny ha detto:

    Piatti da gustare iniziando dalla vista per gustarli al palato più e più volte!

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VALUTAZIONE

Cucina Moderna

16/20

PREGI
Valorizzazione territoriale dei prodotti efficace e sapiente.
Sala premurosa e precisa.
DIFETTI
Il ristorante inserito nella cornice piuttosto anacronistica dell’hotel.
Il capitolo pasticceria seppur corretto può osare maggiormente.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menu degustazione a 80€, 90€ e 110€

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