Piazzetta Milù

Piazzetta Milù

VALUTAZIONE

Cucina Classica

Cucina Moderna

15/20

15/20

PREGI
La determinazione e l’impegno di squadra per una costante crescita.
DIFETTI
L’illuminazione della sala perfettibile.

Piazzetta Milù: solida tradizione e schegge di avanguardia

Michele, e Lucia e i loro tre figli Emanuele, Valerio e Maicol. Cinque teste, dieci mani e un solo sogno da perseguire: il ristorante perfetto. 

Questa è la sintesi ideale della famiglia Izzo e della loro storia, di quella fatta di tempo, impegno, passione e grandi capacità. La preistoria con la pizzeria d’asporto, poi il mestiere della carne con la passione per la griglia, infine quel giorno che Emanuele sostituisce il padre a una lezione del corso per sommelier. Per caso.

Oggi Piazzetta Milù è su tutte le guide gastronomiche, Valerio dirige la sala e, per ultimo, Maicol, approdato in cucina allungando un po’ il tragitto tra casa e ristorante passando per Gennaro Esposito, Alain Ducasse, Mauro Colagreco e perdendosi in Spagna tra le varie insegne del gruppo El Barri di un certo Albert Adrià per quasi tre anni. E i genitori, sempre con il sorriso, lì all’ingresso, complici a sovrintendere, coadiuvare e benedire.

Seduti  a tavola comincia il viaggio, un viaggio, un’avventura, sì, ma con le valigie piene di cose di casa. 

C’è forma e c’è sostanza, gioco e accademia e con la degustazione lunga si coglie in pieno questa intenzione. Un susseguirsi di piatti incalzante, presentati spesso con appendici, rifiniture, sorprese quasi come una esplosione della materia. La carota, svuotata e disidratata presentata come un grissino, è un piccolo capolavoro, manifesto di tecnica e audacia al quale subito si contrappunta il sincero ragù con il pane, quello familiare della domenica, portato nel pentolino di rame come fosse rimasto lì, in attesa per la “scarpetta”. C’è un polpo che tra il brodo iniziale e la rifinitura su griglia  viene marinato nel kimchi e ci sono tutte le consistenze del cavolfiore tra sifone, piastra, semplice coltello e sentori affumicati a dare ritmo alla tradizionale pasta mischiata. E il mestiere nella rana pescatrice, elegantemente porzionata al carrello, prima cotta in un fondo ottenuto con la testa poi servita in uno specchio di salsa di pomodoro del Piennolo. Infine, dessert perfettamente allineati alla filosofia del luogo, in bilico tra la mirabolante spiga di grano ricostruita con una spugna di mais e le sue parti croccanti in abbinamento al cioccolato e caramello salato e un babà flambato al tavolino, con il fuoco del rum.

Menzione obbligatoria per i vini, con una carta stimolante e insolita sempre in aggiornamento e soprattutto per i percorsi assolutamente non convenzionali che il sommelier Emanuele propone in abbinamento.

La galleria fotografica:

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Picture of Giampiero Prozzo

Giampiero Prozzo

Architetto napoletano della metà degli anni ’60. Vittima felice delle conseguenze dell’amore. Per i viaggi. Dunque leggere, esplorare, ascoltare, fotografare, comprendere, assaggiare o della sola azione che le compendia magnificamente tutte: mangiare e bere. Ovunque. Dopo, raccontare di un pranzo, sarà un nuovo modo per parlare del mondo.

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VALUTAZIONE

Cucina Classica

Cucina Moderna

15/20

15/20

PREGI
La determinazione e l’impegno di squadra per una costante crescita.
DIFETTI
L’illuminazione della sala perfettibile.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menu degustazione: 85€, 110€

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