Haut Brion 1972

IL NOSTRO GIUDIZIO

Longevità e complessità per una annata considerata minore

Château Haut Brion – situato a Pessac Leognan, pochi chilometri a sud dal centro urbano di Bordeaux – fu fondato nel 1525 da Jean de Pontac e, fin da allora, produce vino con livelli qualitativi di assoluta eccellenza. Siamo nella zona chiamata più ampiamente “Graves”, dove il terreno è ricco di ciottoli e ghiaia. È la sola proprietà al di fuori del Médoc ad essere stata inclusa come “Premier Grand Cru Classé” nella famosa classificazione dei vini di Bordeaux effettuata nel 1855 in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi.

A seguito di un periodo di forte crisi finanziaria, la storia moderna dello Château ha inizio con l’arrivo del finanziere americano Clarence Dillon che acquistò la proprietà nel 1935. La famiglia Dillon attuò una radicale operazione di rinnovamento dei vigneti e della cantina, riportando lo Château al suo antico splendore. Château Haut Brion – che è oggi condotto dal Principe Robert di Lussemburgo, bisnipote di Clarence – deve buona parte della sua meritata fama all’eccellenza dei suoi vini e all’abilità della famiglia Delmas. George Delmas fu infatti lo storico manager e cantiniere della cantina fino al 1960, quando il suo posto fu preso dal figlio Jean-Bernard. Quest’ultimo, ricordato per essere stato un personaggio visionario e innovatore nel 2003, al suo ritiro, venne sostituito dal figlio Jean-Philippe, ora Direttore Generale.

Dei 51 ettari della proprietà, 48 sono dedicati a uve a bacca rossa, suddivisi in un 40% a Cabernet Sauvignon, un 37% a Merlot e un 18% a Cabernet Franc; 3 ettari ospitano invece uve a bacca bianca, suddividendosi in un 63% di Semillon e un 37% di Sauvignon Blanc.

Château Haut Brion produce vini rossi polposi, ma eleganti, molto riconoscibili e dal grande livello qualitativo, che con i grandi vini del Médoc – pur non avendo in comune lo stile – condividono la grande capacità di invecchiare in bottiglia.

Quando si affronta una bottiglia di quasi cinquant’anni, in questo caso con un livello un pò basso – e di una annata considerata debole -, si sa che si può andare incontro a sorprese e non manca un pò di trepidazione all’apertura della bottiglia. Ma.. il tappo è perfetto e Haut Brion non tradisce. Il vino ha un colore rosso rubino con riflessi granati e sprigiona profumi intensi e complessi che spaziano dal camino spento, salume stagionato e gruè di cacao, alle note di incenso e mirra fino ai sentori di maggiorana secca, peperone crusco e scatola di sigari. In bocca l’attacco è morbido e nello stesso tempo fresco per un vino succoso e dai tannini levigati, di buon volume ed ancora in gran forma, considerando l’età. Nel lungo finale ritornano la nota affumicata ed il cacao insieme ad una piacevole nota di arancia sanguinella. Avercene!

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Alberto Cauzzi

Imprenditore della New Economy con il pallino dell’enogastronomia, gira il mondo a caccia del miglior ristorante di alta cucina, non ancora trovato. Al vino è approdato apparentemente per caso, provenendo da una famiglia di astemi. Scoprì in seguito che un suo bis-nonno era un ottimo produttore di vino, nebbiolo in Valsesia, ed anche un discreto consumatore. E' stato il vice direttore della guida ristorante de L'Espresso per gli anni 2023 e 2024. E’ stato l’ideatore ed è il presidente del progetto Passione Gourmet. Le sue passioni: l’avanguardia misurata in cucina e i grandi vini di Borgogna.

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